Siamo Daniel e Danilo, due amici studenti della classe 3 A agroindustriale e ci siamo occupati degli ambienti dell’AMI. In parte abbiamo utilizzato delle ricerche che erano state svolte negli scorsi anni da altri studenti della scuola e che erano anche state raccolte in una mostra.

Il lago è l’ambiente più caratteristico dell’anfiteatro morenico di Ivrea, difatti si ritiene che alla fine delle glaciazioni ci fossero da 1 a 3 laghi a invadere l’AMI. Oggi rimangono molti piccoli laghi.

Nella foto si vede il lago di Candia, un lago di origine glaciale tra i più grandi dell’anfiteatro (secondo solo al lago di Viverone). Il lago è situato a un altezza di 226 m sul livello del mare, ha una superficie di 1,5 km² e ha una profondità media di 4,7 m. Attorno al lago sono presenti oltre 400 specie floreali tra cui molte specie idrofile rare come il trifoglio fibrino e la violetta d’acqua.

La fauna più caratteristica è rappresentata dall’avifauna cioè gli uccelli: vi sono alcune specie rare come l’airone bianco maggiore e l’airone rosso, il tarabuso ed il tarabusino.

Il lago di Candia è soggetto a fenomeni di eutrofizzazione, contro i quali l’Ente di Gestione del Parco lotta costantemente con sfalci della castagna d’acqua, controlli dell’ittiofauna, controlli per evitare inquinamenti, deviazione di scoline ecc…

Attorno al lago si è creato un parco provinciale che racchiude all’interno altri 2 ambienti, la palude e la torbiera. La palude e la torbiera sono i passi evolutivi del lago: per chi non lo sapesse i laghi hanno una data di nascita e una di morte. Per il lago di Candia la nascita coincide con la fine delle glaciazioni, mentre la morte coinciderà con la trasformazione completa in palude e alla fine in torbiera.

A nord del lago c’è un’ampia palude che si può vedere dalla collina di Caluso perché è formata di cariceti e a fine primavera si colora di giallo per la fioritura delle piante erbacee spontanee.

In alcune zone il materiale organico accumulatosi crea uno strato molto spesso, che in passato veniva estratto ed utilizzato come combustibile: è la torbiera. Nella palude di Candia alcuni siti sono stati in passato utilizzati in questo modo, uno al centro, l’altro nei pressi dal lago: si è formata così una depressione che si è successivamente allagata creando l’area attualmente chiamata “paludetta”, di particolare pregio.

Nell’anfiteatro morenico di Ivrea si distinguono diversi altri ambienti, principalmente di pianura, influenzati dall’uomo: quali sono? Il seminativo, cioè i campi coltivati e i prati, e soprattutto i centri abitati.

I centri abitati sono l’ambiente più antropizzato che esiste nell’AMI. Sono i molti paesi, le frazioni e la tante cascine che si vedono tra i campi.

I prati forniscono più tagli di foraggio, possono essere monofiti, cioè formati da una sola specie ad esempio erba medica, oppure polifiti, cioè formati da più specie ad esempio trifoglio e graminacee come il loietto, si possono ottenere 4 tagli di erba all’anno se il prato viene irrigato.

I seminativi sono campi coltivati spesso a rotazione, cioè una coltura sola per appezzamento, per esempio mais o grano che possono alternarsi nel corso degli anni con altre colture erbacee come soia e colza.

Sulle colline si trovano invece soprattutto vigneti sui pendii verso sud e boschi.

Il vigneto è la coltura più tipica della collina dell’AMI ed è coltivato principal- mente a Erbaluce, vitigno dal quale si produce l’omonimo vino DOC (Erbaluce di Caluso) insieme al Passito di Caluso e l’Erbaluce Spumante.

L’ambiente coltivato meno antropizzato è forse il bosco ceduo, localizzato sul versante nord delle colline. Perché proprio il bosco? Perchè per circa 20 anni viene lasciato incolto come un bosco spontaneo tranne per i primi anni nei quali si effettuano dei diradamenti e per la pulizia saltuaria dai rovi .

I boschi sulle colline dell’AMI sono principalmente composti da robinia (detta gaggia o acacia), castagni e querce. Questi boschi sono in espansione a causa dell’abbandono dei vigneti e delle altre coltivazioni.